domenica 6 gennaio 2008

SANT' AGOSTINO. UN PENSIERO CREATIVO

AGOSTINO di Tagaste (354 - 430 a.C.), morto vescovo di Ippona, è il maggiore esponente della patristica. Egli offre nuove
soluzioni ai problemi nodali che, fino ad allora, avevano messo in crisi la filosofia cristiana : il problema morale del bene
e del male, il problema della creazione del mondo, il problema della conoscenza dell'uomo e di Dio.
Come spiegare la contraddizione in cui cade l'uomo il quale pur essendo ansioso di "assoluto" e di "verità" non rifugge dai desideri limitati e terreni? Agostino risponde che il bene ed il male non sono principi antagonisti, come voleva il manicheismo : infatti il male non esiste in sè, non è una realtà ontologica, ma rappresenta, nelle sue diverse forme soltanto aspetti degenerativi del bene. Così il male metafisico, inerente alla creazione ed ai limiti insiti nelle cose create : se tutte le creature fossero perfette il mondo non sarebbe più un organismo, ma una pluralità di esseri indipendenti; così il male morale, cioè la colpa : se l'uomo non potesse peccare dovrebbe fare il bene per necessità e, quindi, non avrebbe il libero arbitrio, ossia la libera volontà che Dio gli ha concesso di scegliere tra l'amore verso di lui e l'amore verso se stesso; così il male fisico, che rappresenta sempre la punizione inflitta da Dio al peccatore e che è, alla fne, senz'altro un bene in quanto serve a provare il giusto.
La soluzione del problema della creazione è strettamente collegata nel pensiero agostiniano alla soluzione del problema del tempo. Se il mondo è coetaneo a Dio in che cosa se ne distingue? La creazione non è forse un divenire che contraddice la eternità e l'mmutabilità di Dio? In effetti per Agostino il problema esiste soltano perchè si considera la creazione entro una estensione temporale che ci fa pensare ad un "prima" e ad un "dopo", ma questa impostazione è errata : il tempo non è una realtà, una categoria assoluta : basti pensare che quel tempo che definiamo passato non è più; che il futuro non è ancora; che il presente è un non senso perchè è composto da un attimo di passato e un attimo di futuro. Il tempo è perciò una semplice forma : la forma del mutamento di cui rimane traccia nel nostro animo. E' sostanzialmente un'attività psichica e, come tale, è cominciato con il cominciare del mondo. Ora, Dio non è nel tempo, ma nell'eternità e l'eternità non è un'infinita successione del tempo. Pertanto tra Dio e il mondo non si può immaginare un rapporto di prima e dopo, ma solo quello tra creatore e creatura.
Infine, nel formulare la teoria della conoscenza Agostino riconosce chiaramente i limiti della ragione. La ragione ci permette di conoscere solo i rapporti tra un oggetto e gli altri oggetti, ma non ci dà alcuna certezza sulla essenza delle cose. Ad esempio, possiamo definire il concetto di "albero" osservando ciò che hanno in comune gli alberi fra di loro e ciò che invece li distingue da altri oggetti, tuttavia il concetto così definito non ci dà la conoscenza di quello che l'albero è nella sua essenza intima. Il processo della conoscenza degli oggetti del mondo sensibile, del mondo a noi esterno, è dunque questo : i sensi ci permettono di percepire le forme esteriori e la ragione stabilisce dei rapporti tra le forme percepite e le raggruppa in concetti, ma l'essenza delle cose resta estranea a questo tipo di conoscenza.
V 'è, però, una conoscenza capace di cogliere l'essenza dell'essere ed è quella dell'uomo. Se ci proponiamo di conoscere
l'uomo ci accorgiamo che questo si identifica con noi stessi, che il pensiero che è dentro di lui è il nostro stesso pensiero,
che egli ha la nostra stessa essenza, per cui non è un oggetto diverso da me. Il che vuol dire che dell'uomo possiamo avere
una conoscenza non solo sensibile, ma anche e soprattutto diretta ed immediata del suo essere, della sua esistenza. Possiamo dubitare di ciò che dell'uomo ci danno conoscenza i sensi, ma non possiamo dubitare del suo esistere : nel momento in cui dubito di esistere esplico un pensiero, ossia mi do implicitamente una conferma che esisto. Dalla certezza del nostro essere discende la coscienza di questa certezza : essere e sapere di essere sono atti a cui tendiamo perchè vogliamo essere e sapere di essere : essere, conoscere e volere sono tre atti uguali e distinti del nostro spirito : tre atti irrazionali, tre valori che si compenetrano, e la loro compenetrazione impedisce l'applicazione di qualsiasi ragionamento dimostrativo, consistendo esso ragionamento nel passare da un termine all'altro e nel collegarli logicamente tra loro. Essere, conoscere, volere sono tre verità messe in noi da Dio stesso e solo in virtù di esse possiamo pensare l'Eterno (nell'assioma è evidente il riflesso della Verità Assoluta del religione cristiana che è una e trina : il Padre corrisponde all' essere, il Figlio al conoscere in quanto sapere assoluto, lo Spirito al volere in quanto continua volontà di realizzare il bene).
Dopo Aristotele quella di Agostino è la prima teoria della conoscenza che tenga conto del fatto nuovo portato dal Cristianesimo : v'è una conoscenza dei rapporti esteriori che proviene dai sensi e dalla ragione e v'è una conoscenza
della realtà interiore, innata, indubitabile, che ci mette in contatto con l'Essere Assoluto e senza la quale la prima sarebbe soltanto una sequela di sensazioni e di immagini astratte, ndistinguibili dal sogno, sicchè priva di ogni valore conoscitivo.
In definitiva, Agostino, lucido ragionatore, sostiene la incapacità della conoscenza razionale di raggiungere le verità essenziali e costruisce una conoscenza mistica fondata sulla intuizione del nostro intimo essere che è partecipe di Dio.
La Scolastica tenterà di gettare un ponte tra conoscenza mistica e conoscenza razionale, tra fede e ragione.



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