lunedì 29 ottobre 2012

STORIA DELL' ESOTERISMO

1. Esoterismo (dal greco "eisotèo", "faccio entrare", "introduco") è un termine che indica le dottrine di carattere segreto i cui insegnamenti sono riservati agli iniziati ai quali è data la possibilità di accedere alla verità occulta, al significato nascosto delle cose, dei fatti, del conoscibile.
L'esoterismo è perciò una dottrina segreta, un'iniziazione, una spiegazione del mondo rivelata in un consesso scelto, isolato dall'esterno e dalla moltitudine e spesso tramandata in forma orale.

Esoterico (dal greco "esoterikòs") è aggettivo che indica ciò che è "dentro","interno, "nascosto", "riservato", in contrapposizione a exòterikos (ciò che è "esterno").
Va tuttavia segnalato che ogni autore di letteratura esoterica è detentore di una propria definizione del termine "esoterismo" (termine di coniazione piuttosto recente, dato che appare per la prima volta in una lingua moderna, il francese, nel 1828). Ognuno di essi indentifica l'esoterismo con una nozione particolare, dilatandone o restringendone il campo semantico a seconda delle proprie esigenze.
Nel linguaggio filosofico, il termine "esoterico" caratterizzò l'insegnamento riservato dagli antichi filosofi greci, specialmente da Pitagora e Aristotele, ai soli discepoli ammessi alle loro scuole, in contrapposizione ad exoterico, con il significato di "esterno", destinato cioè ai profani, ovvero a quanti non erano iniziati alla comprensione del linguaggio degli adepti. Exoteriche erano definite le lezioni della scuola peripatetica di più facile ascolto, da cui l'attributo passò poi alle opere aristoteliche destinate al grosso pubblico.

2. Storicamente il termine esoterismo si riferisce ai sacri misteri presenti in tutti i paganesimi. In Grecia esistevano i misteri eleusini, orfici e dionisiaci. Nell'impero romano si diffusero pure quelli di Mitra e Iside. Il centro dei misteri era l'iniziazione ovvero la liberazione dal corpo visto come prigione dell'anima.
Anche le religioni monoteiste si avvalsero di significati misterici, come lo gnosticismo nel cristianesimo, la cabala nell'ebraismo e il sufismo nell'Islam : essi credevano alla dottrina dell'ensomatosi e della preesistenza celeste dello spirito. Questo spirito considerato divino discendeva nel corpo e attraverso varie vite si purificava dal male fino a far ritorno alla patria celeste. Il buddhismo ancor oggi parla della discesa dei devas sul monte Meru e della loro progressiva materializzazione. Queste dottrine insegnavano che c'è una "scintilla divina" nell'uomo e che l'uomo è temporalmente limitato mentre la particella luminosa trascende il tempo :  è la non-consapevolezza che conserva quella scintilla nello stato illusorio umano mentre è la consapevolezza che la libera facendola divenire perfettamente cosciente. La resurrezione era parte del mito dei misteri per cui vi era la morte allo stato umano e la nascita allo stato divino.

3.  Per l'esoterismo esistono molte più cose in questo mondo, e nel sistema solare a cui appartiene, di quelle che gli scienziati suppongono, e non si tratta di qualcosa di esterno, ma interno. Esiste un mondo non visto, presente qui ed ora, non lontano da noi, che resta invisibile solamente perché la maggior parte di noi non ha ancora sviluppato i sensi necessari per poterlo percepire. Per coloro che hanno sviluppato questi sensi, questo mondo non è invisibile e tantomeno sconosciuto, ma è alla loro portata, e può essere esplorato, investigato e controllato, precisamente come si potrebbe esplorare qualsiasi area del nostro pianeta. Bisogna saperci entrare.
Secondo Omraam Mikhaël Aïvanhov (1900-1986) lo scopo dell'esoterismo o scienza iniziatica è quello di insegnarci a trasformare i nostri desideri inferiori e di entrare in comunicazione con il mondo divino per perfezionarci e aiutare tutta l’umanità. Certe scienze quali l'alchimia, la magia, l'astrologia e la cabala sono di difficile approccio e per capirle bene è consigliabile iniziare a studiarle nell'uomo, nelle sue attività quotidiane. Nel cibo troviamo l'alchimia, nella respirazione l'astrologia, nella parola e nel gesto la magia e nel pensiero la cabala. Lo studio dell'esoterismo, precisa questo autore, non può essere separato dalla vita quotidiana.

4. L'Iniziazione costituisce la via di entrata alla conoscenza esoterica.Tutte le iniziazioni caratteristiche delle grandi civiltà tradizionali, sia Occidentali che Orientali, hanno sempre avuto lo scopo di predisporre l’Adepto ad iniziare il suo cammino verso l’Illuminazione, cioè la liberazione dalla realtà empirica materiale con il conseguente superamento dello stato umano e l’identificazione con il Divino.
Sia che si parli delle iniziazioni dell’antica civiltà egiziana o di quelle delle religioni misteriche dell’antica Grecia o di quelle ermetico-alchemiche del nostro Medio-Evo o di quelle tipiche degli ordini cavallereschi medioevali o, ancora, di quelle dei Rosa-Croce o della Massoneria, solo per fare degli esempi, la cerimonia presenta sempre gli stessi stadi. Dapprima si ha la Morte rituale, con la discesa agli inferi, cioè il viaggio dell’Uomo nella profondità più oscura del proprio essere. Successivamente si ha la Resurrezione rituale, cioè la nuova nascita dell’Adepto.
Tutte le cerimonie di iniziazione fanno riferimento ad una Sapienza Primordiale estremamente antica, tramandata, nel corso dei millenni, da una catena ininterrotta di Adepti iniziati.
Ovviamente l’Iniziazione viene conferita solo a chi è ritenuto degno e scelto, nel momento opportuno, dall’Ordine iniziatico che la conferisce. La natura psichica del neofita deve essere tale da poter accogliere il trasferimento di contenuti iniziatici da parte della Comunità. Inoltre viene conferita solo ad individui di sesso maschile.
Il rito avviene in un luogo chiuso (tempio), ricco di simboli esoterici, ciascuno dei quali ha una precisa influenza sulla psiche dell’iniziando. Al Tempio possono accedere esclusivamente i membri dell’Ordine.
Gli officianti pronunziano formule e compiono azioni che si tramandano fin dai primordi dell’umanità.
Queste formule, insieme alle domande ed alle risposte del neofita, trascendono il loro significato, per assumere una valenza sopratutto spirituale.
Anche i comportamenti ed i gesti degli officianti sono rigorosamente codificati ed hanno lo scopo di trasmettere alla psiche all’iniziando ciò che non si può trasmettere con le semplici parole. Lo stesso fine hanno gli oggetti sacri usati nella cerimonia.
All’inizio del rito avviene lo smarrimento e la sospensione del Sè del neofita, che ha la sensazione di trovarsi smarrito tra le tenebre: egli anticipa l’esperienza della Morte e spesso si verificano spavento, tremore, sudore ed angoscia. Successivamente egli ha la sensazione che una meravigliosa luce gli venga incontro: a questo punto egli è rinato a nuova vita.
Con l’iniziazione, l’adepto si distacca da una realtà a lui nota e vissuta e si dispone ad una trasformazione interiore entrando spiritualmente in una nuova dimensione.
Con l’Iniziazione, l’individuo non raggiunge certo l’Illuminazione, ma entra in una dimensione dalla quale può iniziare il cammino.
Una volta entrato in un Ordine Iniziatico, l’adepto verrà istruito sulle conoscenze segrete gradualmente. Ogni passaggio ad un grado superiore dell’Ordine, sarà caratterizzato da una nuova particolare iniziazione.
Anche se l’appartenenza ad un Ordine Esoterico, con le sue successive iniziazioni, facilita enormemente il cammino dell’adepto verso l’Illuminazione, questa appartenenza non è una condizione indispensabile per raggiungere il traguardo.
Un esempio illustre di quanto detto è rappresentato dal principe Gautama Siddharta che raggiunse l’Illuminazione, diventando un Buddha, con il suo proprio sforzo.
Esistono forme di Iniziazione anche al di fuori degli ordini tradizionali. Un esempio per tutte è il battesimo impartito dalla Chiesa Cattolica: anche se il Battesimo è ormai amministrato da una istituzione che non ha ormai più la minima idea di cosa significhi questo sacramento, ha ancora una debole valenza iniziatica sull’individuo che lo riceve.

5. Il filosofo-occultista Rudolf Steiner, fondatore della antroposofia (una via della conoscenza che vuole condurre lo spirituale che è nell'uomo allo spirituale che è nell'universo)  elaborò una serie di sei esercizi come disciplina interiore preparatoria allo sviluppo delle facoltà superiori umane. Esercizi studiati per creare un perfetto equilibrio pensare-sentire-volere, essenziali per avvicinarsi alle pratiche esoteriche con un'adeguata preparazione e crescita interiore in modo da poterne cogliere tutti i benefici e da limitarne al minimo i possibili rischi. Secondo Steiner non si possono dare facoltà a un essere umano: si possono soltanto far sviluppare quelle che già ci sono in lui e che non si sviluppano spontaneamente a causa degli ostacoli esteriori e interiori che incontrano. Gli ostacoli si superano attraverso le particolari indicazioni date sulla cncentrazione. meditazione, eccetera.
Il pimo esercizio di Stainer consiste nel conquistare un pensiero perfettamente chiaro. A questo scopo bisogna liberarsi - almeno per un breve momento della giornata, anche per cinque minuti (ma più il tempo è lungo, meglio è) - dei pensieri che si muovono come fuochi fatui. Bisogna diventare padroni del mondo dei propri pensieri. Non se n'è padroni fin quando un condizionamento esteriore (la professione, una tradizione qualsiasi, le condizioni sociali, il fatto stesso di appartenere a un certo popolo, il momento della giornata, certi gesti che noi compiamo) ci detta un determinato pensiero e il modo stesso di svolgerlo. Durante quel breve momento di cui si è detto, con una volontà del tutto libera, dobbiamo svuotare la nostra anima del corso abituale e quotidiano dei pensieri e - di nostra propria iniziativa - porre un pensiero al centro della nostra anima. Non è necessario credere che debba essere un pensiero eccezionale o di particolare interesse. Dopo essersi esercitati così per un mese circa, ci si ponga un ulteriore proposito. Si tenti di immaginare una qualsiasi azione, che secondo il corso abituale delle proprie occupazioni non ci si sarebbe certamente mai proposti di compiere. Di questa azione si faccia di per sé un dovere quotidiano. Come azione da eseguire sarà bene scegliersi un'azione che possa essere compiuta ogni giorno per una durata più lunga possibile. Anche qui è meglio cominciare con un'azione insignificante, che occorre, per così dire, sforzarsi di compiere: per esempio, ci si può proporre di andare ad innaffiare in un preciso momento del giorno una pianta che si è acquistata. Dopo un certo periodo, a questa prima azione se ne deve aggiungere una seconda, poi una terza, eccetera, sempre che il compimento di tutti gli altri doveri ne offri la possibilità. Anche quest'esercizio deve essere eseguito per un mese. Durante questo secondo mese, tuttavia, bisogna il più possibile perseverare nell'esecuzione del primo esercizio, pur non facendone un dovere quasi esclusivo come nel primo mese. Non bisogna perderlo di vista: altrimenti ci si accorgerebbe ben presto che i frutti del primo mese si sono persi e che è ricominciato il solito vagare dei pensieri non controllati. Una volta acquisiti questi frutti, bisogna pertanto badare a non perderli. Dopo aver fatto esperienza di una tale azione scelta di propria iniziativa e compiuta come secondo esercizio, si prenda coscienza, attraverso un'attenzione sottile, del sentimento di impulso interiore verso l'agire, destatosi nell'anima e lo si riversi, per così dire, nel proprio corpo in modo da farlo discendere o fluire dalla testa al cuor
Il terzo esercizio che va posto al centro della vita durante il terzo mese è l'educazione a una certa equanimità di fronte alle oscillazioni tra piacere e dolore, gioia e sofferenza; la contrapposizione "esultanti di gioia e tristi fino alla morte" deve far posto, attraverso uno sforzo cosciente, a un'equanimità dell'anima. Si faccia attenzione al fatto che nessuna gioia ci faccia perdere la testa, che nessuna sofferenza ci schiacci, che nessuna esperienza vissuta ci trascini verso l'eccitazione o la collera smisurate, che nessuna attesa ci riempia di timore e di angoscia, che nessuna situazione ci faccia perdere il nostro equilibrio, eccetera.

Non si tema, con questo esercizio, di far inaridire o impoverire l'anima; si noterà, al contrario, che grazie a questo esercizio, al posto di ciò che di solito si avverte sorgono qualità pure; soprattutto, attraverso un'attenzione sottile, si potrà scoprire in sé, nel proprio corpo, una condizione di calma interiore; si riversa questa calma nell' organismo - come nei due casi precedenti - facendola irraggiare dal cuore verso le mani, i piedi e infine la testa.
Nel quarto mese occorre seguire come nuovo esercizio quello chiamato "della positività". Esso consiste nel ricercare costantemente in tutti gli esseri, in tutte le cose, in tutte le esperienze, ciò che di buono, di bello, di eccellente vi è contenuto. Ciò che meglio definisce questa qualità dell'anima è una leggenda persiana sul Cristo Gesù. Camminava lungo una via con i suoi discepoli, quando videro sul ciglio della strada, il cadavere di un cane in uno stato già avanzato di decomposizione. Di fronte a quel raccapricciante spettacolo i discepoli volsero lo sguardo dall'altra parte; solo il Cristo si fermò, guardò il cane con aria pensosa e disse:"Che bei denti aveva questo animale!". Dove gli altri avevano visto soltanto una realtà ripugnante e sgradevole, egli vedeva il bello. Così il discepolo dell'esoterismo deve sforzarsi di cercare in ogni fenomeno e in ogni essere ciò che vi è di positivo. Noterà ben presto che sotto la coltre della ripugnanza si nasconde una certa bellezza; che sotto le sembianze di un criminale si nasconde qualcosa di buono; sotto le sembianze di un pazzo si cela in qualche modo un'anima divina. Questo esercizio si accosta a ciò che si chiama "astenersi dalla critica". Non bisogna interpretare ciò come se si dovesse denominare nero il bianco e bianco il nero. Ma c'è una differenza tra un giudizio che nasce soltanto dalla reazione personale o dall'impressione personale di simpatia o antipatia e una tutt'altra attitudine secondo la quale ci si immerge con amore nel fenomeno o nell'essere che ci è dinanzi, chiedendosi ogni volta:"Com'è giunto a essere ciò che è, a fare quel che ha fatto?". Questa attitudine spinge, del tutto spontaneamente, a sforzarsi di aiutare ciò che è imperfetto, piuttosto che biasimarlo o criticarlo soltanto. E' priva di valore l'obiezione che, in molte circostanze della vita umana, è necessario biasimare e giudicare, perché in ogni caso queste condizioni di vita sono tali da impedire di seguire una vera disciplina occulta. Esistono, in effetti, numerose condizioni di vita che non consentono di seguire correttamente questa disciplina. In questo caso non bisogna voler conseguire con impazienza, nonostante tutto, quei progressi che si possono realizzare soltanto in certe condizioni. Chiunque abbia rivolto per un intero mese la sua attenzione al lato positivo di tutto ciò che incontra noterà a poco a poco che nella sua interiorità affiora un sentimento che gli dà l'impressione che la sua pelle divenga permeabile in tutte le direzioni e che la sua anima si apra vastamente a tutti quei fatti segreti e sottili che gli si svolgono attorno e che prima fuggivano del tutto alla sua attenzione. Si tratta proprio di combattere contro la mancanza di attenzione che esiste in tutti di fronte a questi fatti sottili. Una volta osservato che questo sentimento si manifesta nell'anima sotto forma di felicità, si cerchi di dirigere questo sentimento, come fosse un pensiero, verso il cuore, di farlo fluire di là verso gli occhi e da questi ultimi verso l'esterno, nello spazio di fronte a sé e attorno a sé. Si noterà che si acquista così un'intima relazione con lo spazio. Si va oltre se stessi, ci si dilata, per così dire. Si impara a considerare una parte del proprio ambiente come qualcosa che fa anche parte di se stessi. Questo esercizio richiede una buona dose di concentrazione e soprattutto il riconoscimento di un fatto: ogni moto passionale dell'anima, ogni tempesta emotiva, distrugge da cima a fondo questa attitudine dell'anima. Si ripetano gli esercizi già praticati come si è indicato per i mesi precedenti.

Al quinto mese si cerchi di coltivare in sé il sentimento di "spregiudicata apertura" nell'affrontare ogni nuova esperienza. Generalmente la reazione è la seguente:"Ecco qualcosa che io non ho ancora inteso dire, che non ho mai visto: non ci credo, è un'illusione". Il discepolo dell'esoterismo deve decisamente desistere da questa attitudine. Deve essere pronto in ogni momento ad accettare di fare un' esperienza nuova. Ci. che in precedenza ha riconosciuto come normativo o che gli si presentava come possibile non deve essere un ostacolo che gli impedisca di accogliere una nuova verit.. Se gli si viene a dire (benché questo esempio sia un po' forzato, è valido): "Senti, da ieri sera il campanile di San XXX si è inclinato", il discepolo dell'esoterismo deve lasciare la porta aperta alla possibilità di credere che la conoscenza delle leggi naturali da lui finora acquisita possa, nonostante tutto, arricchirsi di un fatto di questo genere, apparentemente inaudito. Chi durante il quinto mese rivolga la sua attenzione a una tal modo di essere noter. che nella sua anima affiora un sentimento che gli dà l'impressione che nello spazio - quello di cui si è parlato per l'esercizio del quarto mese - qualcosa divenga vivente, che qualcosa in questo spazio si metta in movimento. Questo sentimento è straordinariamente sottile e delicato. Occorre tentare di cogliere attentamente questa sottile vibrazione nello spazio circostante e farne, per così dire, penetrare il flusso attraverso i cinque sensi, soprattutto attraverso gli occhi, le orecchie e la pelle, nella misura in cui questa possiede il senso del calore. A questo gradino del cammino esoterico, si applica minore attenzione alle impressioni destate dai fenomeni sui sensi inferiori, cioè il gusto, l'odorato e il tatto. Non è ancora possibile, a questo gradino, discernere le influenze positive che si incontrano in questo ambito dalle numerose influenze negative che vi si mescolano. Meglio rimandare questo lavoro a un gradino più avanzato.
Nel sesto mese si tenti di fare e di rifare sempre i cinque esercizi in modo sistematico, secondo un ritmo, una regolare alternanza. Il risultato sarà che a poco a poco un bell'equilibrio si forma nell'anima. Si noter. soprattutto che il malcontento che si provava forse di fronte a certi fatti o a certi esseri scompare del tutto. In noi viene a regnare una disposizione interiore che concilia tutte le esperienze, che armonizza tutti gli eventi; questa disposizione non ha assolutamente nulla in comune con l'indifferenza, al contrario, essa consente di operare nel mondo per migliorarlo e farlo evolvere. Nell'anima si fa strada una calma comprensione verso cose che prima le erano completamente impenetrabili. Anche l'andatura e i gesti dell'uomo si trasformano sotto l'influenza di questi esercizi; e se un giorno si nota che anche la scrittura ha assunto un altro stile, allora si può dire che si . sul punto di raggiungere il primo gradino del cammino verso l'alto.

6. A partire dal secondo dopoguerra gli storici delle religioni iniziarono a prendere in esame i diversi ambiti della tradizione esoterica occidentale, fino ad allora ignorata dalla ricerca accademica.
Vennero così forniti contributi scientifici di rilievo, grazie ai quali si inizia ad apprezzare l'importanza quantitativa e qualitativa del corpus esoterico occidentale. Tra i maggiori artefici di questa svolta si devono menzionare Mircea Eliade per l'alchimia e lo sciamanesimo (Le Chamanisme et les techniques archaïques de l'extase, Paris, 1950; Forgerons et alchimistes, 1956), Gershom Scholem per la cabala ebraica (Major Trends in Jewish Mysticism, 1941), François Secret per la cabala cristiana (Les Kabbalistes chrétiens de la Renaissance, 1964), Frances Yates per l'ermetismo e il neoplatonismo del Rinascimento (Giordano Bruno and the Hermetic Tradition, 1964; The Occult Philosophy in the Elizabethan Age, 1979), Alexandre Koyré per la mistica e la teosofia tedesche (Mystiques, spirituels, alchimistes du XVIe siècle allemand, 1970), Charles Puech per lo gnosticismo e il manicheismo.
Tale fioritura di studi rese necessaria la creazione di una disciplina scientifica nuova, che si facesse carico di studiare l'esoterismo occidentale in quanto fenomeno storico-religioso a sé stante.
Nel 1992 Antoine Faivre, titolare della cattedra di "Storia delle correnti esoteriche nell'Europa moderna e contemporanea" all'EPHE (Ecole Pratique des Hautes Etudes) di Parigi, ha proposto la prima definizione storico-religiosa della nozione di esoterismo. Secondo Faivre, il quale metodologicamente circoscrive la sua analisi all'ambito delle correnti moderne e contemporanee dell'Occidente, è esoterica ogni dottrina e forma di pensiero che si basi sui quattro principi seguenti:
a) l'esistenza di una corrispondenza analogica tra il microcosmo e il macrocosmo (l'essere umano e l'universo sono l'uno il riflesso dell'altro);
b) l'idea di una natura viva, animata;
c) la nozione di esseri angelici, di mediatori tra l'uomo e Dio, ovvero di una serie di livelli cosmici intermedi tra la materia e lo spirito puro;
d) il principio della trasmutazione interiore.
Sotto la direzione di Faivre la cattedra prese il titolo di “Storia delle correnti esoteriche e mistiche nell’Europa moderna e contemporanea”. Nel 2002, con l’arrivo all’EPHE di Jean-Pierre Brach, il termine “mistiche” fu soppresso, e l’esoterismo divenne l’unico oggetto di studio della disciplina, i cui quadri concettuali portanti erano stati precedentemente definiti da Faivre in alcune importanti pubblicazioni. La fecondità di tale indagine scientifica è confermata dalla creazione di numerose cattedre in altri paesi, tra cui quella di Amsterdam (1999) e quella di Exeter in Inghilterra (2006).