venerdì 4 gennaio 2008

VERSO LA FILOSOFIA DEL CRISTIANESIMO

Con Aristotele termina il grande movimento creativo della filosofia greca. Le filosofie che seguiranno prendono la denominazione di "filosofie ellenico-romane" perchè si sviluppano, negli ultimi secoli prima dell'era volgare, nei centri di Atene e Roma : esse, rifuggendo dalle speculazioni astratte di Platone ed Aristotele, aderiscono segnatamente ad una concezione pratica e pessimistica della vita. Per gli Epicurei gli dei esistono, ma non si preoccupano delle vicende umane; la filosofia serve solo a raggiungere la felicità: la felicità consiste nel piacere (1). Per gli Stoici l'evoluzione del mondo si svolge indipendentemente dall'uomo e spesso contro di lui (2). Per gli Scettici l'uomo rimane chiuso
in se stesso, paurosamente solo, ma egli, negando qualsiasi dottrina, può conseguire la felicità con l' atarassia, la liberazione dalle passioni, la completa tranquillità dello spirito (3).
Allora, un'altra corrente di pensiero, l' Eclettismo, cerca di raccogliere dalle dottrine che precedono quel che di più consolante era stato concepito, sì da poter godere tranquillamente dei piaceri del mondo oppure da poter spezzare le barriere che separavano l'uomo da quella realtà assoluta, riconosciuta esistente, eppure irrangiungibile (4).
Nello stesso tempo, si andarono delineando delle correnti neoplatoniche il cui scopo fu quello di trovare una via di comunicazione con la divinità (GIAMBLICO). Ed ecco allora che, a differenza della divinità aristotelica (puro pensiero, entità razionale per eccellenza, verità suprema), la divinità del nuovo filone filosofico diventa attingibile con una forma di conoscenza non razionale la quale trae spunto sia dagli elementi di misticismo che si ritrovano nella filosofia di Platone - la sola che configurava una possibilità di comunicazione tra l'uomo e Dio - sia nel "credo ebraico", secondo cui Dio, sapienza assoluta, si esprime emanando da sè il pensiero, ossia il verbo, che si fa concreto attraverso suo figlio unigenito, e che si differenzia in infinite essenze, analoghe alle idee platoniche (d'altra parte, la concezione del "figlio di Dio" non richiama nella religione ebraica la figura e la funzione del Demiurgo platonico, anch'esso emanazione della divinità, sebbene a questa non legato dal vincolo di generazione?).
Il neoplatonismo culmina in PLOTINO, per il quale "Il mondo promana da Dio come la luce da una lampada". Dio, l'Uno, è una realta dinamica che genera continuamente se stessa , e il suo generarsi è al contempo un produrre il molteplice. L'uomo conosce Dio attraverso un processo che inizia con la purificazione della vita sensibile, ossia con la liberazione dalle passioni (la catarsi); che prosegue con la contemplazione di ciò che nel mondo sensibile è intellegibile per mezzo delle arti e dell'amore, nonchè con il Corsivosuperamento del ragionamento dialettico, fino a giungere all' "intuizione immediata del mondo intellegibile"; che può concludersi con l'estremo dissolversi della coscienza individuale nel gran tutto, cioè con l' estasi, un atto superiore a cui l'uomo solo eccezionalmente può giungere (6).
Su questi presupposti il cristianesimo si prepara ad affrontare il pensiero speculativo.
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(1) Vedi Epicuro : "Epistola a Meneceo", in "Vita dei filosofi" di Diogene Laerzio.
(2) Vedi Zenone di Cizio (frammenti).
(3) Vedi Pirrone di Elea nella esposizione della sua filosofia in Diogene Laerzio (op. cit.).
(4) Vedi, fra molti, Panezio di Rodi, Filone di Larissa, Varrone (frammenti).
(5) Vedi Plotino : "Enneadi".




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