mercoledì 21 maggio 2008

L' ETA' MODERNA

Nel Seicento la svolta decisiva dal Rinascimento all'Età Moderna è impressa dal pensiero di Renè DESCARTES. La filosofia cartesiana (1) è fondata su una precisa definizione che il filosofo dà della ragione : "La ragione è la facoltà di distinguere il vero dal falso". E per conoscere la verità la ragione deve servirsi del metodo che egli stesso propone, fondato su quattro principi : a) il dubbio metodico (mai accettare come vero se non ciò che si presenta in modo chiaro e distinto); b) l' analisi (scomposizione di ogni problema nei suoi elementari); c) la sintesi (ricomposizione delle verità elementari in verità complesse); d) la enumerazione (rassegna delle verità trovate per verificare se si concatenino fra loro senza lasciare lacune).
Rifiutando qualsiasi certezza aprioristica, dubitando di tutto, ponendo il principio del dubbio universale Cartesio procede verso un nuovo processo di conoscenze che si presentano con assoluta certezza. Tre sono i termini cui rivolge il suo dubbio metodico: la esistenza di Dio, la esistenza del mondo, la esistenza di noi stessi. Ma, siccome dubitare significa pensare, siccome il pensiero esiste per il fatto stesso che pensa, essere e pensiero sono identici : dunque, cogito ergo sum; dunque, dell'esistenza di noi stessi non possiamo dubitare. Sulla base di questa prima verità il filosofo risale alla certezza dell'esistenza di Dio. La identità di essere e pensiero è stata trovata in seguito ad un dubbio, cioè in seguito ad una nostra imperfezione (il dubbio, appunto) ed a questa imperfezione abbiamo sostituito un perfezione, cioè la certezza. Perciò, se vi è in noi la conoscenza di una perfezione, da dove essa è stata attinta? Non certo attraverso il pensiero, perchè il pensiero si identifica con l'essere e non con la perfezione. Bisogna allora riconoscere che la conoscenza della perfezione è stata messa in noi da un principio esterno al pensiero ed a esso superiore, in quanto perfetto. Questo principio è Dio. Ne discende che la certezza di Dio è implicita nella certezza della nostra stessa esistenza.
Affermando che la prima realtà è dentro di noi, Cartesio continua il pensiero medioevale per il quale alla certezza dell'esistenza di Dio si arriva attraverso un scoperta interiore.
Ciò non pertanto, il Nostro dà altre due prove dell'esistenza di Dio, che si collegano al pensiero agostiniano come elaborato dalla Scolastica, in particolare da Sant'Anselmo d'Aosta. Dio esiste, perchè se riconosciamo delle perfezioni che non possediamo vuol dire che al di fuori di noi esiste qualche essere più perfetto dal quale deriviamo la conoscenza della perfezione.
Inoltre, data l'idea di un Essere perfetto ne consegue necessariamente che in essa è contenuta la idea della sua esistenza, così come dato un triangolo ne consegue necessariamente che la somma dei suoi angoli è uguale a due retti : l 'essere perfetto ed il triangolo hanno delle proprietà necessarie di cui non è possibile dubitare.
Quanto al problema del mondo, Cartesio dimostra che la sua esistenza si ricava indirettamente dal fatto che il mondo si presenta come un qualcosa che è "esteso" fuori di noi e, perciò, profondamente diverso dal pensiero che è "inesteso".
La certezza di questa estensione risiede nella constatazione che, se il mondo non esistesse, il pensiero, che è stato creato da Dio, avrebbe un' idea chiara e distinta di un'estensione inesistente e Dio ci avrebbe ingannati. In tal modo,però, Cartesio crea un dualismo tra "sostanza pensante" (res cogitans) e "sostanza estesa" (res extensa), ossia lanatura : due sostanze costitutive dell'essere che non riesce a conciliare.
Va comunque detto che a partire da Cartesio, che pur non rinuncia allo studio della natura, il "pensiero" diventa protagonista della ricerca speculativa.
La filosofia di Cartesio ebbe una forte influenza in tutto il Seicento e Settecento, determinando due grandi correnti : quella che continuò l'indirizzo da lui tracciato e quella che si oppose energicamente al suo "metodo deduttivo" cercando di applicare alla filosofia i "principi induttivi" che impregnavano il pensiero scientifico. Entrambe proiettate a superare il dualismo tra res cogitans e res extensa.
La prima di queste correnti si sviluppò in Francia, in Olanda e in Germania, dando luogo al gianseimo, all' occasionalismo, al razionalismo.
In Francia, sostenitori della dottrina cartesiana furono i seguaci del vescovo Cornelius Otto JANSEN, latinizzato GIANSENIO, il quale, vedendo nel cartesianesimo una manifestazione dell' agostinismo, gli aveva conferito una particolare impronta religiosa (2).
Il gianseismo aprì la strada a quella sorte di mistica razionale che fu l' occasionalismo, di cui fu precursore Blaise PASCAL.
Pascal accetta il metodo cartesiano e le sue affermazioni, ma rileva che non sulla ragione bisogna fondarsi, perchè, per quanto possa essere rigoroso il metodo d'indagine, essa non raggiunge mai la verità : di fronte ad una antitesi si può dimostrare ugualmente l'uno o l'altro dei termini contrapposti, a seconda degli elementi di cui ci si serve. Diversamente, la religione - più specificamente, il cristianesimo - può dare all'uomo la verità, poichè la rende attingibile con un atto di fede che trascende la ragione. In Dio ogni dualismo si risolve (3).
Con Nicola MALEBRANCHE l' occasionalismo fu portato alle estreme conseguenze: non solo i rapporti tra spirito e corpo sono regolati da Dio, ma anche tutti i rapporti tra noi e le cose e delle cose tra loro trovano in Dio la loro causa : tutto ciò che avviene è volontà di Dio e di questa volontà abbiamo innata in noi la conoscenza (4).
In Olanda, Baruch SPINOZA fa da ponte tra l' occasionalismo ed il razionalismo : non vi sono due sostanze diverse, la res cogitans e la res extensa, ma una sola sostanza, cioè Dio : "la sostanza che è in e per se stessa concepita". Essa è unica, perchè se più sostanze rispondessero a questa definizione coinciderebbero tra loro (5). La dimostrazione dell'esistenza di Dio avviene per Spinoza con l'applicazione del metodo geometrico che assicura una visione non solo razionale ma anche intuitiva unitaria della realtà che è tutta rappresentata dalla definizione della sostanza unica.
In Germania il razionalismo acquista concretezza con Goffredo Guglielmo LEIBNIZ, matematico, il quale tentò il superamento del dualismo cartesiano proponendo un "principio unico", in cui spirito e materia coincidono. Questo principio è l' energia che non è la forza fisica della natura, ma è un' energia spirituale, cioè l' energia prima che compendia in tanto l' energia pensante quanto l'energia fisica. Questa energia è costituita da infiniti centri di forza che egli, con parola presa da Giordano Bruno, chiama monadi, ossia "unità", "puri centri di attività", senza alcun rapporto tra loro, perchè "le monadi non hanno finestre". Le monadi, tuttavia, non sono tutte uguali, per cui sono gerarchicamente ordinate a seconda del grado di conoscenza o di rappresentazione che ciascuna ha di : da quelle con minor grado di rappresentazione si risale alla monade somma che è Dio, il quale ha completa conoscenza e coscienza di (6). La concezione di Leibniz era contrapposta alla tesi di Newton di un universo costituito da un moto casuale di particelle che interagiscono secondo la sola legge di gravità. Tale legge infatti secondo Leibniz era insufficiente a spiegare l'ordine nella vita dell'universo. 
Intanto, in Inghilterra si svolgeva quella corrente di netta opposizione alla filosofia cartesiana, della quale l' empirismo è diretto discendente.
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(1) Vedi Cartesio : "Discorso sul metodo".
(2) Vedi Giansenio : "Augustinus".
(3) Vedi Pascal : "Lettere provinciali"; "Pensieri sulla religione".
(4) Vedi Malebranche : "Della ricerca della verità"; "Trattato sulla morale".
(5) Vedi Spinoza : "Tractatus de intellectus emendazione".
(6) Vedi Leibniz : "Nuovi saggi sull'intendimento umano"; "Saggi di teodicea"; "Monadologia".